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25 APRILE 2019: una pietra per ricordare una scelta di libertà

Anche quest’anno la sede di via don Minzoni è stata una delle tappe della celebrazione cittadina della festa della Liberazione per la deposizione di una corona commemorativa di Jacopo Dentici (dopo quelle deposte al Sacrario Caduti Partigiani del Cimitero Maggiore e  al Rondò Carducci in memoria di Franco Quarleri).

Il corteo si è poi formato alla stazione (Lapide Ferrovieri Caduti per la Libertà)  e si è soffermato in via Ricotti al Monumento ai Caduti, accompagnato dalla Banda musicale Città di Voghera e dal Coro A.N.A. “Italo Timallo”, per raggiungere infine Piazza Duomo per l’orazione del prof. Renato Balduzzi (docente di diritto Costituzionale – Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano), preceduta dal saluto del Sindaco, del Presidente del Consiglio Comunale e delle Associazioni partigiane.

Ecco il testo letto dagli studenti Amalia Mingrone, Mariele Savio, Pablo Suescun, Lorenzo Sicbaldi e Lorenzo Perduca della sezione classica ‘Grattoni’ del Liceo ‘Galilei’.

Dal 23 gennaio scorso, con la posa della pietra d’inciampo in memoria di Jacopo Dentici davanti alla nostra scuola, anche Voghera è entrata a far parte di quella mappa della memoria che si estende come una rete in tutta Europa e i cui “nodi” sono appunto le Stolperstein, ideate e realizzate dall’artista tedesco Gunter Demnig che da più di vent’anni le posa personalmente.

Questi blocchetti di pietra, ricoperti di ottone, e con incisi nome e cognome, data di nascita, di deportazione e di morte, sono di solito collocati davanti alle abitazioni delle vittime dei campi di concentramento e di sterminio nazisti o, come in questo caso, nei pressi di luoghi per loro significativi. La ʿnostraʾ è una delle decine di migliaia di tessere di un mosaico che, in più di venti paesi europei, aiutano a preservare la memoria della deportazione e invitano a non lasciar cadere nell’oblio le vite delle persone che sono vissute in questi luoghi e hanno ancora qualcosa da insegnarci.

Scriveva nel 1966 il professor Vittorio Enzo Alfieri:

Il giovane che qui si vuol ricordare non appartiene a un partito, e perciò il suo nome non è stato sfruttato per piccoli motivi politici da coloro che si autonominano eredi dei morti. Non che fosse un apolitico; ma ad un partito che non esiste più, all’effimero e glorioso Partito d’Azione, egli diede la sua febbrile attività, perché in esso aveva trovato, nella rivelazione subito avutane attraverso la stampa clandestina, la risposta ai suoi problemi. E perciò egli è quasi un martire ignoto […] Jacopo Dentici obbedì allo slancio generoso del suo animo, sentiva la dignità del paese in giuoco in una lotta senza pietà, nutriva nel cuore un ideale, credeva alla libertà e alla giustizia; quei sentimenti con cui l’educazione paterna e materna aveva sempre cercato di contrastare l’azione della scuola e dell’ambiente esterno ora gli si rivelavano in tutta la loro validità e come un imperativo di azione, anche se Jacopo non aveva vicino il padre nel momento decisivo, quando nella notte del 25 luglio 1943 parve essersi chiusa del tutto la triste vicenda del fascismo ed essersi aperto dinanzi ai vecchi e ai giovani il problema di un nuovo mondo da edificare sulle macerie dell’edificio sino a ieri vantato granitico e incrollabile.[i]

Jacopo, nato in Brasile l’11 settembre 1926, ma rientrato nello stesso anno in Italia con la famiglia, abita prima a Milano, poi a Voghera. Frequenta, tra il 1936 e il 1943, il “Liceo Ginnasio Grattoni” nel pieno degli anni del ventennio fascista, inserito come tutti i suoi coetanei nelle organizzazioni mirate a educare i più giovani ai valori del regime. Malgrado questo contesto, Jacopo, che appartiene ad una famiglia di solide tradizioni democratiche e antifasciste, dopo l’8 settembre 1943, inizia a partecipare alle azioni del GAP di Voghera, contribuendo alla raccolta di armi, alla distribuzione di stampa clandestina, all’aiuto agli ex-prigionieri anglo-americani; quest’ultima attività vede coinvolta anche la madre Marcella Ferrero, mentre la sorella Ornella, studentessa universitaria, è impegnata nel movimento clandestino “Giustizia e Libertà”. Si iscrive quindi all’Università di Pavia, poi di Milano, a soli 17 anni, mentre continua a svolgere attività a sostegno della Resistenza a fianco di Ferruccio Parri che lo ha conosciuto a Voghera e lo ha voluto nella sua segreteria, al Comando Generale del Corpo Volontari della Libertà.

Viene arrestato a Milano il 7 novembre 1944, in Viale Bianca Maria 45. Malgrado le torture nel carcere di San Vittore, non svela i nomi dei suoi compagni ed a gennaio è mandato a Bolzano. Dopo circa due settimane viene trasferito nel campo di Mauthausen, e poi a Gusen, dove muore, come si legge nel registro del campo, il 1°marzo del 1945.

Dalla breve biografia emerge come una figura paradigmatica di quella generazione che compì il “lungo viaggio attraverso il fascismo” per approdare, per ragioni etiche prima ancora che politiche, all’antifascismo e alla Resistenza, compiendo una scelta orientata al futuro come lucidamente sottolineava Ferruccio Parri proprio parlando di Jacopo:

Jacopo tra il 1943-44 rifletté a lungo. Poi si decise, e fu una decisione sua e meditata, non influenzata da esempi e da amicizie. Nel ragazzo vi era la stoffa dell’uomo che vuol esser chiaro con se stesso. Molti fecero come lui a Milano ed in tutta l’Italia combattente.  Ma perché quella maturazione di coscienza e di scelta mi aveva particolarmente colpito ed interessato? Perché era la risposta dei giovani che nei primi mesi di lotta ancora incerti più ansiosamente attendevamo. Essa ci avrebbe detto se eravamo dei superstiti accantonati dalla storia o avevamo per noi l’avvenire. Questa risposta ci avrebbe dato storicamente torto o ragione.

Essa dette ragione alla insurrezione liberatrice; l’apporto di giovani coscienze pure e disinteressate ne accentuò il valore e l’impegno di rinnovamento, ne accrebbe la tensione e l’altezza morale: quella che permette a buon diritto di parlare di Risorgimento nazionale.[ii]

Dalle scelte impegnative e meditate, di cui ragiona Parri, di coloro che decisero di schierarsi e di lottare, con o senza armi, contro i fascisti e i nazisti è nato il nuovo ordine giuridico e politico definito dalla nostra Costituzione: un “patto di cittadinanza” nel quale sono confluiti quei valori di libertà, uguaglianza, democrazia e tolleranza che accomunavano gli uomini e le donne della Resistenza e che il fascismo aveva negato. Una eredità, quella della Resistenza, di cui una società “smemorata” rischia oggi di perdere consapevolezza.

Speriamo che “inciampare” ogni tanto in una Stolperstein possa sollecitare chi passerà di qua a ricordare chi ha dato la vita perché questo “Risorgimento nazionale” potesse avvenire. Il fatto che sia collocata sulla soglia che varchiamo ogni giorno per entrare a scuola costituirà anche, per noi e per i giovani di domani, un quotidiano invito a riflettere sul valore della memoria come strumento di crescita civile di una comunità: una memoria che sia soprattutto conoscenza, che sia comprensione del passato attraverso lo studio della storia.

Vogliamo terminare la nostra commemorazione con i versi di una poesia composta da Jacopo proprio settantacinque anni fa, il 25 aprile 1944, un anno prima della Liberazione:

AZZURRO APRILE

Morbide ombre: i tuoi fiori

gentili sono

appena soffusi

              d’azzurro aprile.

E vibro

nel profondo:

dolce riposo  a me

di sabbie stanco.

 

[i] Vittorio Enzo Alfieri, Un giovane eroe della Resistenza. Jacopo Dentici, 1966.

[ii] Ferruccio Parri, Per Jacopo Dentici, 1964.

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