“Oltre”, dicembre 2012
Dubbi, ma anche soluzioni e risorse per gli insegnanti della scuola di oggi e di domani
Il contesto
Quasi quotidianamente diversi mezzi d’informazione, dichiarazioni più o meno formali del ministro e azioni degli uffici scolastici periferici prospettano agli insegnanti la necessità di rinnovare la scuola con una massiccia adozione di tecnologie e una digitalizzazione il più possibile spinta.
Genitori e studenti ascoltano e osservano con un misto di speranza e incertezze.
I docenti hanno reazioni contrastanti, nessuna delle quali immotivata.
Da un lato, c’è chi fa prevalere le considerazioni di ordine pratico, prima fra tutte la scarsità di fondi, che costringe spesso ad operare con tecnologie a basso costo, volontariato tecnico degli insegnanti, ripieghi che salvino efficienza e sicurezza senza intaccare troppo il bilancio. Soluzioni che spesso non sono le più fruibili e semplici per i colleghi digiuni di informatica.
D’altro canto, i più timorosi, vedono i nuovi strumenti come possibile fonte di una perdita di tempo, di un disturbo rispetto all’ideale della lezione come la pensano loro, come l’hanno sempre fatta.
Poi ci sono gli entusiasti, gli ottimisti, i curiosi delle novità, con tante idee e la difficoltà quotidiana di far quadrare i conti delle ore e del numero di valutazioni quadrimestrali programmato.
Le reali necessità
Anche se i messaggi più o meno espliciti delle fonti di informazione sembrano orientare verso una rivoluzione, la scuola necessita piuttosto di un’ innovazione che sia nello stesso tempo valorizzazione delle sue buone pratiche consolidate e apertura al mondo esterno che ne faccia un organismo meno autoreferenziale. In parole più semplici: non dobbiamo cambiare la qualità del nostro insegnamento, ma pensare di rendere quella qualità una risorsa effettiva per la società, piuttosto che una dimostrazione di efficienza interna al nostro ambiente.
Ci devono spingere in questa direzione i segnali di disagio che con attenzione vediamo dentro e oltre le mura delle scuole: difficoltà degli studenti a muoversi autonomamente dopo il diploma, demotivazione durante il percorso scolastico, tensioni individuali e familiari di chi non comprende le regole di una scuola che sembra parlare più al passato o al presente che al futuro.
Di fronte a queste necessità la tecnologia offre alcuni strumenti (non certo gli unici) per rendere la scuola più simile alla vita di studio, di lavoro, di ricerca che può attendere i nostri ragazzi.
Le opportunità
Per fortuna, nonostante le molte necessità, i pochi mezzi e le numerose incertezze, insegnanti, studenti e famiglie non sono mai lasciati a sé .
Il loro appartenere a una comunità garantisce sostegno, e non poco. Un esempio è quello di “Porte aperte sul web”, che in anni di attività volontaria di bravi insegnanti è riuscita ad offrire – e continua a farlo – un aiuto molto concreto alle scuole che devono costruire siti web, offrire servizi online, digitalizzare i propri documenti. Un sostegno gratuito, a differenza delle numerose proposte commerciali che ogni giorno inondano le segreterie.
Molti enti e associazioni offrono corsi per docenti. Ad esempio, il “Centro studi Impara digitale” propone una metodologia didattica attiva, che valorizza lo sviluppo di competenze accanto alle tradizionali dinamiche di ripetizione e riproduzione di conoscenze.
Anche le istituzioni scolastiche si stanno attivando. Il Liceo Galilei ha scelto di proporre dei seminari di riflessione sui principali strumenti, ma anche sulle pratiche didattiche concrete. Poche ore, mirate, per offrire una condivisione di esperienze che possa arricchire e rassicurare. Dai tablet alle LIM, dalle risorse online alle aule virtuali in un percorso che, pur partendo da una formazione tecnica che porti a conoscere gli strumenti, deve concludersi con riflessioni sull’apprendimento, per rispondere alla fatidica domanda: come possono imparare meglio i nostri studenti?
E il docente, da professionista, non può che rispondersi con un richiamo al fondamento della propria didattica, con una ricerca di ciò che non è magia di oggetti tecnologici, ma potenziamento innovativo del suo stile di insegnamento e dello stile cognitivo dei suoi allievi.