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“AZZURRO APRILE”

Anche un gruppo di studenti del Liceo “Galilei” ha partecipato quest’anno alla celebrazione del 69° anniversario della Liberazione. Davanti alla sede della sezione classica “Severino Grattoni”, in via don Minzoni,  è stata deposta la corona commemorativa  di Jacopo sfondo_tricoloreDentici, alla cui memoria è dedicato il testo di seguito riprodotto, letto da Arianna Sturla, Alessandro De Lucia, Angelica Fascella e Maria Vittoria Giaccoboni.

“Andremo insieme, lontano,

tenendoci per la mano

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Altre fotografie nella GALLERIA FOTOGRAFICA

dove vivono i morti dèi d’un tempo

tra dolci ulivi

e dove il fiume dei ricordi vivi

scorrendo sulla sabbia li cancella,

povere cose vecchie nate invano.”

I versi appena letti sono tratti da una poesia composta da un ragazzo che forse pochi giovani oggi conoscono: Jacopo Dentici.

Egli sorride agli studenti spesso troppo distratti dalle foto appese lungo i corridoi del nostro Liceo. Ma è anche grazie a quel sorriso, unito al suo forte senso morale ed all’autonoma capacità critica, che oggi, 25 aprile, siamo qui a ricordare. Questa data ci riporta a molti anni fa, ad un giorno in cui il sacrificio di Jacopo e di molti altri uomini e donne non si è rivelato vano e che noi, studenti dell’antico “Grattoni” abbiamo il dovere di non dimenticare.

La storia della nostra scuola è stata, infatti, profondamente segnata dalla storia ben più grande della Resistenza proprio perché Jacopo Dentici ne fu uno dei protagonisti. Aveva 17 anni quando, conclusi qui gli studi classici, si iscrisse alla Facoltà di fisica a Milano, pur coltivando la passione per la poesia. Dopo aver maturato l’esperienza del regime e della guerra, alla nostra età si trovò davanti ad una scelta per nulla scontata:

“Da che parte stai?”

Come disse Ferruccio Parri “Non era una scelta per gli antifascisti. Fu un difficile tormento invece per i giovani  …”  che dovevano superare  “… il conformismo di venti anni, le idee ricevute, i pregiudizi del nazionalismo.” Per Jacopo, nato nel 1926 in Brasile da una famiglia antifascista, liberale e, soprattutto, libera, questa scelta fu del tutto autonoma e meditata, non influenzata da esempi o amicizie.

Si aggregò al gruppetto dei compagni che furono tra i primi organizzatori del “Fronte della gioventù” e, poi, a Milano, lavorò alla segreteria di Ferruccio Parri. Questi, trovandosi di fronte un ragazzo di non ancora 18 anni ma con una personalità già formata, si chiese se avrebbe potuto adattarsi alla vita partigiana, così dura e rischiosa. Si adattò. Anzi, per la sua intelligenza, riservatezza e serietà,  fu impiegato in missioni molto delicate, su tutte quella di mantenere efficienti i contatti tra i gruppi partigiani che facevano capo al Comando generale del Corpo Volontari della Libertà a Milano. E proprio per assicurare la continuità del servizio, Jacopo non esitò a tornare, dopo una perquisizione, nella sede della segreteria per recuperare alcuni importanti documenti sfuggiti alla polizia. Ma la polizia lo catturò.

Fu incarcerato a San Vittore; in seguito trasferito a Bolzano ed, infine, deportato dapprima a Mauthausen, poi a Gusen II, dove morì nel marzo del 1945. La morte lo colse prima che potesse vedere realizzato il proprio sogno di libertà e giustizia, per il quale sacrificò la propria vita, senza mai perdere quello spirito giovane, ironico e coraggioso che caratterizza anche le sue ultime lettere:

“Dio come sono brutto rapato!”

“Stiamo per partire. Se non temessi di cadere nella retorica, direi: Viva l’Italia!”

Il suo destino, per noi eroico, era per Jacopo un gesto compiuto non per la gloria personale, ma in nome della legge morale che, come lui stesso afferma, “va portata nel mondo e nella società, va attuata come sacrificio perché serva da esempio”. Un esempio che noi, studenti spesso troppo distratti, dobbiamo sempre tenere a mente, non solo il 25 aprile.

Proprio settant’anni fa, il 25 aprile 1944, un anno prima della Liberazione, Jacopo compose una poesia con la quale vogliamo terminare la nostra commemorazione:

AZZURRO APRILE

Morbide ombre: i tuoi fioriJ. Dentici

gentili sono

appena soffusi

d’azzurro aprile.

E vibro

nel profondo:

dolce riposo  a me

di sabbie stanco.

(Angelica Fascella – Maria Caterina Rossi)

 

 

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