Gli allievi del Galilei ci ri-emozionano con Brecht
Il laboratorio teatrale della sezione classica in scena al Fraschini di Pavia
Per chi ci conosce e ama il teatro è forse un appuntamento ormai scontato che la sezione classica del ‘Galilei’ porti in scena ogni anno un’opera teatrale. Non è poi così scontato se si pensa alle variabili pressoché infinite, incalcolabili e imprevedibili cui un lavoro teatrale si presta per sua natura. Ma ‘l’è ‘l so bél…’ canterebbe Davide Van Der Sfross. In effetti è anche l’adrenalina e la difficoltà un lievito efficace e non quantificabile nella realizzazione di questo testo strano che è il testo teatrale.
Negli interstizi del tempo che resta tra approfondimenti, corsi, concorsi e normale lavoro routinario di studio consolidativo, a fianco allo sport o alla musica, dopo la scuola del mattino, il polifonico ed estroverso laboratorio teatrale raccoglie e unisce le ormai quattro anime del ‘Galilei’, nei pomeriggi dell’extra-curricolarità.
Quest’anno è stata l’ ‘Opera da tre soldi‘, dopo l’intenso ‘Galileo‘, portato in scena due anni or sono, a veicolare l’attenzione e le energie degli studenti, guidati e stimolati nelle personali interpretazioni dal loro storico regista, Bruno Cavanna.
Per la seconda volta nel suo percorso, dopo la parentesi ‘classica’ delle ‘Troiane‘ di Euripide, lo ‘stabile’ è tornato al fascino che rende leggera la fatica di affrontare il difficile testo brechtiano.
Brecht poi, in modo particolare, sfida e seduce, oggi come allora, chiunque affidi al teatro la funzione nobile di educare con la riflessione e l’emozione al riconoscimento dei valori nei quali identificarsi e per i quali vivere.
È così che il testo cresce, di giorno in giorno nuovo e diverso, sfaccettato e controverso, multicolore e stridente nelle riflessioni ora divergenti ora corali, ora filologiche ora stranianti che di volta in volta il singolo allievo vi porta quando vi si accosta, col vissuto di quel momento e di quell’umore, con la rabbia o la gioia, la malinconia o la pena di quel momento lì…e pur divenuto così di tutti, il testo è ancora se stesso, nella sua graffiante attualità.
Per chi, come noi, ha la fortuna di accompagnarli nel piacere della comprensione dei testi, il momento della ricerca, della volontà interpretativa e comunicativa, rimane uno dei momenti più belli e gratificanti dell’attività docente.
E nel labirinto di stanze contigue che, come scrive Barchiesi, è la letteratura, Brecht ritrova in modo sorprendente e inatteso il suo modello menandreo. Il grido del Dyskolos, protagonista della commedia omonima: ‘il povero, oggetto di ingiustizia, diventa terribile’ suona nelle note di Jenny delle spelonche: ‘voi che ci condannate, dateci prima da mangiare e poi parlate…’, versione in cui impegno politico e coscienza sociale raccolgono il dettato del ‘koros tiktei yubrin’, ‘sazietà genera tracotanza’ in cui pare di vedere e di udire i ricchi di Otto Dix e le loro espressioni grottesche trasformati e rovesciati negli emarginati e fuori legge brechtiani; la loro denuncia suona a verbo di saggezza universale reso vero dalla realtà di miseria e di offesa alla dignità dell’uomo, colpevolmente sfruttato dai signori delle guerre e del denaro.
La poetica delle ‘scarabattole’, come scrive D. Lanza a proposito della dialettica della parodia nel teatro di Aristofane, dà al Peachum di Brecht le parole e gli stracci che cercava Diceopoli, protagonista degli ‘Acarnesi’, nel mondo rovesciato dell’Euripiduccio da cui si recava per cercare stracci appunto per commuovere gli ignoranti carbonai del borgo di Acarne ed evitare per sé e per la sua famiglia di andare in guerra e morire anche lì di fame.
Componenti fondamentali insieme al dialogo dei personaggi, musica e scritte su cartelli di finti mendicanti aggiungono imperativi ineludibili al teatro ‘epico’. La luna, retaggio di ogni notturno sia romantico che furfantesco, illuminerà come ‘Jellico moon’ gli slums dove tra altre scarabattole e rifiuti si aggirano i Cats di Eliot nella versione musical londinese; qui appare con un colpo di pistola. La morte per impiccagione si scioglie alla fine perché lo scrittore è re e Mackie, benché delinquente e farabutto, è simpatico, amato dalle donne che ne sopportano le infinite menzogne e tradimenti e ‘non può morire’ perché nel teatro la finzione è più forte della realtà e permette di evadere dallo squallore.
Le note della ‘Nave pirata…’ e del Pescecane che ‘mostra i denti’ hanno risuonato ancora una volta per noi nel silenzio attonito e stupito della platea gremita del teatro Fraschini, a Pavia, che ha accolto la voce e la denuncia a ciglia asciutte dei nostri ragazzi, resi grandi da un lavoro ineffabile che Brecht ha scritto anche per loro, anche per noi.
Per un attimo ci sono riapparsi nella memoria il frak e il bastone da passeggio con cui Domenico Modugno entrava in scena cantellando e fischiettando l’aria ben nota di Mackie e la massa rossa e irrequieta dei capelli di Milva, l’inquieta Jenny, magicamente evocati dai nostri coraggiosi solisti.
Il lavoro ha partecipato alla rassegna ‘Scuole in scena’ organizzata dal Fraschini e la presenza della Dirigente Scolastica, Daniela Lazzaroni, sottolinea anche simbolicamente l’importanza che da decenni la nostra scuola assegna al valore formativo del teatro.