Saint Jean d’ Angély, esperienza culturale di alto livello per i nostri studenti
L’unicité dans la diversité des 28 états: questo il tema della Sessione 101 del CCE (Centre de Culture Européenne) di Saint Jean d’ Angély che 20 studenti e studentesse della 2^ e 4^A del nostro Liceo hanno seguito dal 9 al 16 aprile 2015. Gli accordi preliminari per la partecipazione degli studenti italiani sono stati curati dalla docente di francese, prof. Mirella Gobbi, in collaborazione con la docente madre-lingua, prof. Brigitte Gilli, partecipante allo stage.
Il Centro, che ha sede in un’abbazia benedettina del IX sec., più volte ristrutturata, nella regione del Poitou-Charentes, ha ospitato ragazzi di nazionalità diverse che si sono confrontati su temi d’attualità e hanno avuto la possibilità di relazionarsi nell’esperienza degli “ateliers d’ art” (photographie, vidéo, danse, théâtre, illustration/BD) e di fare, oltre a un eccezionale esercizio linguistico, anche, in alcuni casi, una prima scoperta di sé e dei propri talenti.
L’attività del gruppo dei 60 ragazzi di tre nazionalità (Italia – Lussemburgo – Francia) ma per quanto attiene la componente lussemburghese di provenienza molto più varia (Portogallo, Andorra, Capo Verde, Irak, Afganistan e Serbia) e diversificata per età, trattandosi di una “Ecole de la deuxième chance”, si è articolata in vari momenti: conoscenza del territorio e delle risorse economiche, visita a La Rochelle, conferenza e dibattiti
(tra cui, Stella KARAMAGKIOLA, Università di Limoges: “Les mots sont-ils les stigmates de “notre” culture?”).
Non sono mancati i momenti ludici ( le serate danzanti, la cena in famiglie locali, la preparazione del buffet finale con prodotti tipici del paese di provenienza). Ma sempre colpiva la musica, ora classica ora moderna, ora rock ora romantica, di cui risuonavano le severe mura della Abbazia reale in singolare contrasto con l’invincibile allegria dei ragazzi.
Da tutti i gruppi di lavoro è emersa indistintamente la necessità di un rilancio del discorso sull’unità europea
attraverso azioni concrete, come ad esempio lo studio delle lingue: almeno due obbligatorie in ogni ordine di scuola (in Lussemburgo già dal 2016). In generale, da quanto si è potuto cogliere dal resoconto finale, la collaborazione e lo scambio interculturale sono sembrati ancora oggi la via regia per l’integrazione e per un’Europa “unie, innovante et humaine” (Gishly Didon, Directrice CCE)
S.M.