Navigazione veloce

Stolpersteine/Pietre d’inciampo

Stolpersteine/Pietre d’inciampo:  inciampare per ricordare

Dagli anni Novanta del secolo scorso, in diversi paesi europei (oggi sono 22; oltre 1.800  le città), l’artista tedesco Gunter Demnig sta costruendo con gli Stolpersteine un monumento diffuso alla deportazione, un mosaico di memorie europee formato da piccole targhe d’ottone, collocate davanti la porta della casa nella quale abitò un deportato (o un altro luogo significativo della sua biografia). La loro forma materiale è quella di un sampietrino con la superficie d’ottone, sulla quale sono incisi i dati identificativi del deportato: il nome, l’anno di nascita, la data e il luogo della deportazione, la data di morte (se conosciute). Scopo dell’iniziativa è preservare la memoria delle deportazioni e l’inciampo rappresenta metaforicamente un invito alla riflessione: alla base del progetto artistico vi sono quindi ragioni etiche, storiche e politiche. Gli Stolpersteine sono strumenti contro l’oblio, il negazionismo e il revisionismo storico.

Varzi 2018Il Progetto Stolpersteine venne ideato nel 1993 dall’artista tedesco Gunter Demnig, nel 1996 avvenne la prima installazione (senza autorizzazione, legalizzata in seguito) a Kreuzberg (Berlino); da allora questa straordinaria mappa della memoria europea si è estesa sino a includere oltre 61.000 pietre. In un’ottica non retorica, non monumentale e inclusiva, vengono ricordate singole persone: uomini, donne, bambini, giovani, anziani deportati per motivi razziali, politici, militari, i rom, gli omosessuali, i testimoni di Geova, tutti restituiti allo spazio quotidiano del loro vissuto di cui nei decenni si è persa la memoria. Il sampietrino discretamente invita chi passa a interrogarsi, a ricordare quanto accaduto in quel luogo e a quella data, intrecciando il passato e il presente, la memoria e l’attualità.

In italiano il termine è stato tradotto con “Pietre d’inciampo”, come suggerito dal direttore del museo di via Tasso in occasione della prima posa in Italia realizzata a Roma il 28 gennaio del 2010. Poi, grazie ad un silenzioso ma efficace passaparola, le “pietre d’inciampo” si sono diffuse in altre città italiane: Genova, L’Aquila, Prato, Livorno, Brescia, Ravenna, Venezia, Reggio Emilia, Torino. Nel 2018 sono state collocate le prime 9 anche nella nostra provincia: 5 a Varzi per ricordare 5 partigiani catturati al Brallo; 2 a Vigevano per Anna Botto e Teresio Olivelli; 1 a Broni per Egidio Cagnoni e 1 a Pavia per Rosa Gaiaschi.

Quest’anno il progetto è stato riproposto dal Comitato Pietre d’Inciampo Provincia di Pavia, nato dalla collaborazione dell’ANPI-Comitato Pavia (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) e dell’ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati),  con il patrocinio e la collaborazione di Istoreco-Pavia (Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea); hanno inoltre patrocinato il progetto la Provincia di Pavia e i singoli Comuni coinvolti nelle pose. Nel gennaio 2019 vengono posate 13 “pietre d’inciampo” nelle seguenti località: Pavia, Voghera, Cilavegna, Gravellona Lomellina, Garlasco, Santa Cristina e Bissone, S.Martino Siccomario e Travacò (vedi locandina).

programma complessivo pietre d'inciampo

Commenti